giovedì 26 settembre 2013

Storia del mondo in mezza pagina. Se la donna dicesse "no".


Se per un eccesso di barbarie tutte le acquisizioni tecnologiche e intellettuali venissero di colpo abolite e l’uomo e la donna si ritrovassero al semplice stato di natura e a non avere come unico possesso se non se stessi, che altro potrebbe ancora succedere? Per parecchio tempo
non succederebbe proprio un bel niente: l’uomo (il maschio) avrebbe di nuovo la funzione intellettiva situata più in basso, nelle mani e nei piedi, e come tutti gli altri animali dovrebbe pensare unicamente a procacciarsi il cibo e a evitare ogni sorta di pericoli e a fuggire e lottare ferocemente contro tutto e tutti mentre la donna, che lo attende trepidante in una caverna o nel cavo di un albero, accudirebbe una numerosa prole e rimesterebbe e rimesterebbe per millenni l’acqua nel calderone. Tutto qui. Sorgerebbero poi i primi violenti contrasti tra i singoli individui: su chi dovrà per primo mangiare la carcassa di un animale, su chi dovrà abitare un rifugio più grande, chi possedere la donna più robusta e in grado di sfornargli una prole più vigorosa: tutte cose che spetterebbero sempre al più forte fisicamente.

Si scoprirebbe poi il concetto di accumulo, mutuandolo dalle formiche, e il fatto che all’idea di possesso sembrerebbe associata anche quella di una minore fatica fisica, di una meno dolorosa esposizione alle intemperie e alle rigidezze del clima; e si scoprirebbe il valore di praticità e di forza dell'unirsi in gruppo (la nascita della coscienza, come sospettò Nietzsche), e all’interno del gruppo il bisogno di difendere ciò che si è accumulato, impedirne l'accesso e l'uso a un altro che non possiede niente e che non può essere semplicemente eliminato perché è pur sempre una pedina necessaria in tutti quei momenti che veramente contano, che sono quelli in cui il capitale è suscettibile di essere ulteriormente incrementato a danno di un altro forte o di un’altra comunità.

Così chi arriva a possedere una sostanziale ricchezza, introdurrebbe prima o poi anche il concetto di giusto, ovvero di parità, che in sé non ha niente di giusto se non la mera funzione di equilibrio e mantenimento dello status quo: assicurare una certa immobilità del nullatenente, che potendosi sempre unire con successo ad altri, potrebbe prima o poi decretare la fine dello status quo; e la stessa funzione avrebbe il concetto di religione, che almeno all’inizio si identificherà col concetto di giustizia, e col tempo arriverebbero pure, come ovvia consegunza, le guerre di religione, che avrebbero ancora l’unico scopo di assicurare che l’apparente coesione sociale di una comunità capitalistica non venga paurosamente scossa da un’altra fede religiosa che amcora male si adatta al grado di sviluppo economico raggiunto da pochi.

Insomma se ci si ritrovasse allo stato di natura, alla fine ci si ritroverebbe da capo a dodici, come i segni zodiacali e come il numero degli apostoli. E anche quando questo concetto di giustizia che il capitale introduce a propria salvaguardia sembrerebbe paradossalmente rivoltarglisi contro - in quelle rare occasioni cioè in cui la giustizia parrebbe davvero trionfare sulla violenza - continua questo concetto di giustizia ad avere l'originaria funzione di fumo negli occhi, come dimostra la stragrande maggioranza dei delitti, e anche dei crimini contro l’umanità, commessi tutti a tutela del capitale e mai quindi perseguiti fino in fondo. Lo dimostrano gli infiniti Pinochet morti tranquillamente nel proprio letto, e lo dimostrano Hiroshima e Nagasaki. E non sarebbe perciò spropositato dire che la natura non solo non è comunista ma è fascista: di questi crimini è semplicemente l’ideatrice, contenendo in sé in forma predominate il valore di forza e il conseguente valore di imposizione.

 Soltanto dalla donna - e solo in certa misura - potrebbe forse arrivare un nuovo input a invertire il modello di questo perpetuo ritorno di un mondo sempre uguale a se stesso e in cui la forza fisica, anche attraverso i suoi mascheramenti giuridici, la fa inevitabilmente da padrone. Una globale comunità di donne: un mondo in cui tutto sia in mano alle donne, le quali ingannino, in un vasto coeso associazionismo, i subdoli tentativi che la natura, per mezzo del maschio, mette da sempre in atto per autoconservarsi in forma violenta e coercitiva. Si costituirebbe allora – almeno per i quattro miliardi e mezzo di anni che restano alla Terra - una società collettiva e veramente comunista fondata sul modello delle api (è stato un mezzo errore della Natura quello di averne indicato strada), in cui i fuchi, i maschi, non avrebbero altro compito se non quello di concorso nella riproduzione sessuale e in altre piccole incombenze.

Ma intanto bisognerebbe dire che se questo non è mai avvenuto non è per colpa dell'uomo; e la donna, nonostante i tanti buoni propositi del femminismo, è la prima a cadere sempre e nuovamente nell’errore di intendere le concessioni giuridiche che l'uomo le ha già fatto e continua a farle come dettate semplicemente da un puro, altruistico sentimento di giustizia e da un desiderio gratuito di equipararla a sé, e non come adeguamenti del concetto di violenza insito da sempre nel divenire della natura: di quelle fondamentali cioè forme di conservazione dell’accumulo, dell’energia, dell’entropia, e, umanamente parlando, del capitale; ed è un fatto talmente ovvio che tali concessioni non hanno nulla di altruistico e gratuito e servono soltanto come mezzi di conservazione sul piano economico di uno status quo, che se l’uomo, in cui finora si è incarnato quel concetto di violenza, potesse togliere ciò che ha concesso alla donna in termini di libertà lo farebbe senza pensarci troppo; inoltre la donna non ha mai veramente pensato di rinunciare a certi suoi privilegi e al puro sfruttamento egoistico del piacere sessuale, e se le leggi biologiche non sono un’opinione è sempre stato molto difficile avere nello stesso tempo la botte piena e il marito ubriaco.

Smascherate però le ipocrite concessioni del maschio, svelatane la fondamentale, patetica fragilità emotiva – non a caso si dice che dietro un grande uomo c’è sempre una donna – allora forse dall’assunto iniziale (che forma avrebbe cioè un mondo se si ricominciasse da capo e se le donne lo volessero diverso) si potrebbe ipotizzare davvero una società comunista e collettivista, simile appunto a quella delle produttive e laboriose api che non hanno altro scopo che di perpetuarsi e il cui unico piacere sembra essere quello di annusare un fiore. Sempre ovviamente che non succeda quello che succede a Antonio Ferretti, il mastodontico capo della Procura di Venezia, in uno dei miei tanti romanzi di Noto non ancora pubblicati, quando il tosto magistrato già quasi in pensione – sottraendosi momentaneamente alla delicata discussione di un caso di omicidio - racconta a un beffardo capo della mobile della sua penosa esperienza:

   “Lasci stare, Noto”, Ferretti deviò subito. “E comunque devo lasciarla. Stamattina ho la testa per aria. Purtroppo mi sto rincoglionendo con i miei alveari.”
   “E che è successo ai suoi alveari, giudice”, Noto fece l’occhietto al Biondo.
   “Ma niente. Praticamente col contadino abbiamo scoperto questa tipica anomalia nella deposizione delle uova.”
   “E’ molto grave?”
   “Dipende dai punti di vista, ovviamente”, sapeva che Noto se anche ogni tanto gli dava spago sulla questione di quegli alveari in Umbria restava sempre scettico se non ironico, quando pure l'ironia non si mutava in improvviso e aperto sarcasmo. “In pratica tutte le uova che la regina depone risultano sprovviste di spermatozoi ...”
   “Ah!”, fece Noto come se ci capisse veramente  qualcosa o fosse dispiaciuto.
   “E sa cosa vuol dire?”, disse Ferretti.
   “Non saprei, l’esperto in questo campo è lei.”
  “Che è una maledetta fucaiola!”, Ferretti aveva soffiato, da vero asmatico, le ultime due parole con superiore naturalezza e virulenza, come se stesse non in Procura coi suoi sostituti ma parlando agli agricoltori della zona, che a sentir lui gli invidiavano quei sette ettari fertilissimi che s’era comprato vicino Todi, con un bel casale ristrutturato del 1200.
   Noto non replicò e stava passando un’informativa dello SCO al Biondo da portare immediatamente a Sasa Valenti, il capo della prima sezione, la criminalità organizzata.
   “Significa in altre parole”, disse il capo della Procura, “che genera solo maschi, soltanto fuchi: il che significa anche che mi vedo costretto a sopprimerla e a sostituirla con un’altra regina.”
   “Poverina”, disse Noto, che non seppe trattenersi.
   Il procuratore gli attaccò il telefono in faccia.


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